martedì 17 febbraio 2009

Lo strano mistero della morte della lingua italiana

Altro che gialli con cadaveri rinvenuti all'interno di sarcofaghi in cantine polverose e sui quali indagano fior di investigatori con lente di ingrandimento, mantellina e cappello.

Ecco un delitto che si consuma alla luce del sole, tutti i giorni. Un delitto di cui conosciamo il colpevole. O i colpevoli. Ma per il quale non verrà mai emessa una sentenza di condanna.


La vittima non è un essere umano e nemmeno animale. E' però qualcosa di vivo perché è la lingua che utilizziamo tutti i giorni per comunicare.

Chi non si ricorda le orrende espressioni di qualche anno fa come per esempio "un attimino" per dire "un po'". "E' un attimino lento" che è già una contraddizione in termini visto che attimo è un sostantivo che indica uno spazio di tempo, di solito breve, mentre lento è qualcosa che ha a che fare con la velocità. O chi non inorridisce a sentire espressioni come "ti chiamo sul cellulare" immaginando una persona che sbraita chiamando l'amico mentre il povero cellulare viene schiacciato sotto il suo peso.

L'ultimo colpo che è stato inferto alla povera lingua di Dante e di Manzoni è di questi giorni. La pubblicità di una compagnia di servizi telefonici che invita i propri utenti a "ringare" un certo numero per ottenere informazioni su ristoranti, alberghi, ecc. ecc. Mi viene un travaso di bile ogni volta che la sento alla radio, a tradimento. E quando sono in macchina rischio ogni volta di uscire di strada.

Mi sembra un tale affronto, al pensiero di quando si andava a scuola e si scrivevano i temi in italiano cercando di prestare la massima attenzione alle parole e alla forma. Altrimenti i fogli corretti diventavano campi di battaglia e i voti calavano.

Ultimamente sembra che sia una moda inventare nuovi neologismi oppure usare termini anglosassoni quando la stessa espressione italiana renderebbe benissimo ciò che si sta dicendo. O, peggio ancora, nello scritto, utilizzare il cosiddetto "essemmese" con delle trasgressive "k" al posto del "ch" o della "c" dura. "Kiedere" al posto di "chiedere" o "kosa" al posto di "cosa". Il capufficio fra un po' diventerà un "kapò".

La chiamano l'evoluzione della lingua.

Di sicuro c'è una bella differenza fra l'italiano che parlavano Dante e Boccaccio e quello che usava Manzoni che, dopo aver scritto la prima versione dei "Promessi sposi" andò a risciacquare la lingua in Arno. Ed è giusto che la lingua si evolva, diventi più spedita, al passo con i tempi e che faccia tesoro di quello che arriva anche dalle altre culture con cui viene in contatto. Ma senza perdere la propria identità.

Certe espressioni come "ringare" al posto di "telefonare" sono un'offesa verso coloro che nei secoli hanno contribuito allo sviluppo e all'evoluzione della nostra lingua e sono un'offesa verso di noi che ascoltiamo e che in passato ci siamo applicati per imparare a utilizzarla in modo corretto. Sono un grave danno nei confronti di chi si sta formando una cultura, come bambini e ragazzi che vanno a scuola, ma anche degli stranieri che la stanno imparando.

E in tal senso la contaminano imbarbarendola gravemente.

11 commenti:

  1. Hai ragione....e non hai pensato a tutti i termini inglesi/americani che vengono poi italianizzati con delle terminologie nuove che non hanno alcun significato?

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  2. Son finiti i tempi dello sciacquamento dei panni in Arno ...
    Se uso la K al posto della CH è solo per gli sms e risparmiare spazio ma non lo faccio certo nelle lettere che scrivo! Pensa che all'ultimo esame di abilitazione per avvocati, hanno trovato tantissimi errori si questo tipo... in una brutta copia posso capire le abbreviazioni ma nella copia dell'atto da dare all'esaminatore NOOOO!!!

    Tra poco metterò un post sull'allucinante mondo di televideo. Poi vedrai

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  3. E hai ragione....da vendere! Povera la nostra meravigliosa lingua....

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  4. "nuovi neologismi"
    mi par una brutta ridondanza.

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  5. @reganisso: in effetti la virgola prima del "ma" ce la metto anche io. Cercherò di emendarmi.
    @Ansiolin: grazie per la precisazione. In effetti l'ho scritto un po' di getto e non sono stato a rileggere molto. Se fosse stato un compito in classe sarebbe stato un segno rosso. ;)

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  6. A me mi piace l'itagliano![..] La grammatica non è mai stata il mio forte: non mi è mai piaciuta e credo che non imparerò MAI congiuntivi, avverbi e compagnia bella. Però in alcune cose sono pignola. Tanto per fare un paio di esempi: prima del MA non va m [..]

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  7. Ricordo un suggerimento che ho letto in un racconto di Ellery Queen: "una delle migliori letture è quella del dizionario". Purtroppo oggi si cercano, appunto, neologismi, mentre una buona lettura potrebbe essere anche quella del dizionario "dei sinonimi e dei contrari",così invece di ripetere "assolutamente sì" oppure "non ci azzecca", potremmo disporre di una scelta maggiore di vocaboli.

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  8. La correttezza della lingua non è un dettaglio appendicolare ma una necessità ontologica nella consapevolezza del condividere storicizzato e storicizzante di un popolo. Perchè la definizione delle cose attraverso i segni della lingua che è poi scrittura vanno poi a definire le cose stesse. Storpiarne e abbreviarne la rappresentazione non solo va a configurarsi come un vulnus al loro riguardo ma anche nei confronti della verità . Eduardo, che è stato un grande, fu sempre rigido nei confronti delle lingue, dei dialetti e dei loro significati. Mi piace ricordare quell'aneddoto di quando squillò il telefono e il maggiordomo rivolgendosi a De Filippo spiegò: "Senatore, c'è la televisione al telefono che la vuole". E lui rispose: "Gli passi il frigorifero".

    Andrea

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  9. Fermo restando che chi ha pensato di utilizzare il termine "ringare" e' un povero cretino, anche gli americani acquisiscono termini dall'italiano. Mi vengono in mente "al fresco" oppure "al dente" che vengono usati spesso, senza neanche storpiarli!

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