lunedì 14 aprile 2008

Le mie prigioni

A colei che mi chiede se sto per iniziare la stesura della nuova edizione de "Le mie prigioni" rispondo che non ho nessuna intenzione di ripercorrere le orme di Silvio Pellico.


Molto meglio respirare l'aria da uomo libero con la coscienza pulita e la consapevolezza di agire per il proprio bene e per quello degli altri.


Purtroppo però non si è solo prigionieri di una cella o di una stanza angusta. Però se si condivide questa spazio con delle persone allegre, intelligenti e simpatiche, come nel mio caso, questo tipo di prigionia non pesa affatto e non ci si sente nemmeno in cattività.


Ho pensato quindi ad altre forme di prigionia che possono considerarsi altrettanto gravi quanto il confinamento coatto all'interno di quattro mura.


C'è la prigionia generata dalla malattia e il senso di confinamento e di limitatezza che questa condizione fisica crea sullo stato d'animo e che può essere temporanea o permanente.


C'è anche un'altra forma di prigionia che è altrettanto grave ed è quella di se stessi. Essere prigionieri delle proprie indecisioni e delle proprie insicurezze che non permettono di realizzarsi completamente come persona.


Se dovessi scrivere un libro ed intitolarlo proprio "Le mie prigioni" non credo che parlerei assolutamente di carceri con mura e guardie, ma scriverei di quest'ultima forma di prigionia, contro cui mi confronto ogni giorno per capirla, combatterla e cercare una via di fuga.

mercoledì 9 aprile 2008

Caro diario...

Caro diario,


oggi hanno trasferito me, il mio collega ed i nostri relativi personal computer in una sala riunioni nello stesso edificio dove lavoriamo. Ma solo per due giorni, dato che le postazioni che ci erano state assegnate sono state requisite e serviranno ad altri due colleghi per uno scopo non meglio precisato.


Abbiamo quindi qualche speranza che i due giorni di "esilio nell'esilio" siano solo due e non diventino un anno di "cattività" come successo nell'altra sede, quando la fine di questa si è trasformata nel trasloco forzato che ci ha condotto vicino al carcere di San Vittore.


Forse nella nostra condizione di "cattivi" qualcuno ha pensato bene di farci respirare da fuori l'aria dei carcerati. Comunque, aspettando il prossimo indulto, per due giorni saremo fuori dallo sguardo del secondino che cura ogni nostra mossa...


Passando dalle "cronache della scrivania" alle "varie ed eventuali", volevo segnalare che esistono ancora in commercio degli ottimi pomodori siciliani, dolcissimi e saporiti, alcuni dei quali hanno appena deliziato il mio palato a cena.

sabato 5 aprile 2008

Sonetàula

Oggi ho finito di leggere Sonetàula.


E' un libro tremendo, che toglie il fiato ad ogni pagina.


E' un romanzo ambientato nella Sardegna rurale negli anni che vanno dal 1938 al 1950 e narra la storia di un ragazzo, Sonetàula, la cui vita è segnata da un crimine di cui ingiustamente viene accusato il padre che, condannato al confino, morirà poi durante la guerra, senza che il figlio abbia la possibilità di rivederlo.


Cresciuto quindi sotto la guida del nonno e di un altro pastore anziano, il ragazzo impara presto che cosa è la vita e che cosa gli riserva. A 18 anni infatti subisce un affronto da parte di un suo conoscente e per vendetta gli sgarretta venti pecore. Da quel giorno è costretto a darsi alla latitanza e viene accusato, ingiustamente o no, di ogni crimine commesso nella zona. Fino al tragico epilogo.


La storia del protagonista si intreccia con altre storie di coetanei, quella di Maddalena e quella di Giuseppino. Maddalena che, cresciuta in casa di Sonetàula da quando anche suo babbo era stato mandato al confino, ne era l'oggetto dell'amore giovanile. Giuseppino che da bambino era stato aiutato da Sonetàula e da un amico del nonno a recuperare dei maiali che erano stati sottratti dalla sua custodia.


Mentre la storia di Sonetàula, in cui l'energia volta inizialmente al bene viene via via sprecata senza rimedio, si avvia verso il suo tragico epilogo, la storia di Giuseppino e Maddalena, suoi amici, è una storia di riscatto e di speranza. Giuseppino, da una condizione di partenza simile a quella di Sonetàula riesce a farsi una posizione rispettabile. Abbandona i gambali ed il vestito d'orbace e intravedendo il progresso veste una tuta e si impiega in un ente che provvede alla disinfestazione delle zone paludose dalla malaria.



Ma Sonetàula alla fine non è del tutto un antieroe. L'energia volta al bene non viene gettata via del tutto. Sa essere anche romantico alla fine della sua esistenza di latitante e, appresa la notizia che Maddalena, nel frattempo sposatasi con Giuseppino, aveva dato la luce un bambino dopo un parto difficile e rischiava di morire, non esita ad andarla a trovarla. Intuendo che la sua vita di latitante è arrivata alla fine, propone a lei e a Giuseppino di intascare i soldi della taglia su di lui dando informazioni utili alla sua cattura.


La storia è raccontata con un ritmo aspro e veloce che accresce la drammaticità pagina dopo pagina ed il lettore viene trascinato insieme al protagonista in mezzo a grotte, nascondigli, testimone di agguati ma anche spettatore di paesaggi ricchi di poesia.


E' un affresco di Sardegna che probabilmente non esiste più, ma che è rimasta nei luoghi comuni di chi, non sardo, legge il libro e pensa che ancora in Sardegna ci siano briganti che tendono agguati alle corriere per rubare le paghe dei dipendenti. Una Sardegna di cui però l'autore, Giuseppe Fiori, scomparso qualche anno fa, è stato testimone e della quale probabilmente ci sono riferimenti nei personaggi.



venerdì 4 aprile 2008

Sogni stranissimi...

Sono un po' preoccupato. Da qualche giorno faccio dei sogni stranissimi che farebbero crollare l'intera teoria dell'interpretazione di Freud come un castello di carte.
Situazioni e luoghi completamente assurdi.
Ultimamente mi è capitato di sognare di essere su una nave, che per la verità  assomigliava più ad un complesso abitativo, sulla quale ad un certo punto scoppiava un incendio.
Ma la situazione onirica più strana da qualche tempo in qua l'ho avuta stanotte.
Ero ad una festa di fine anno davanti ad un locale e avevo appena fatto un gavettone con una bottiglia di schampagne ad una ragazza presente, la quale si era peraltro divertita, e vedevo spuntare il classico vigile in bicicletta che mi voleva multare per aver imbrattato il marciapiede sul quale mi trovavo.