mercoledì 28 gennaio 2009

Il vescovo Williamson, una spina nel fianco della Chiesa Cattolica

Ha destato enorme scalpore ed un mare di polemiche la remissione della scomunica di quattro vescovi Lefebvriani il 24 gennaio da parte di Papa Benedetto XVI.

Fra di loro il vescovo Richard Williamson, noto per le sue teorie negazioniste. Egli infatti sostiene con forza che la Shoah è una pura invenzione degli ebrei e che in base alle sue prove nei campi di concentramento nazisti son morte "appena" trecentomila persone in confronto ai sei milioni che tutti conosciamo.

Queste dichiarazioni hanno suscitato naturalmente la reazione e lo sdegno di buona parte della comunità mondiale, in modo particolare perché la sentenza di remissione della scomunica di questi quattro vescovi è giunta a pochi giorni dalla celebrazione mondiale della Giornata della Memoria in cui si ricordano appunto i morti dei campi di sterminio nazisti.

Sono note infatti le posizioni dei Lefebvriani in merito al Concilio Vaticano II in quanto non hanno mai voluto accettare quanto stabilito alla fine dei Lavori.
Fra i documenti redatti al termine dei lavori del Concilio vi è la dichiarazione Nostra Aetate che riconosce "semi di verità" nelle altre chiese cristiane e nelle altre confessioni religiose. In modo particolare questa dichiarazione contiene l'abbandono dell'antisemitismo teologico, poiché per secoli gli ebrei erano deprecati e disprezzati dalle comunità cristiane in quanto responsabili della morte di Gesù.
Queste ed altre dichiarazioni non sono mai state ricevute dai seguaci di Monsignor Lefebvre in quanto considerate troppo in distacco con la tradizione cattolica.

La Chiesa purtroppo non è nuova a passi falsi di questo genere. L'iniziativa di riaccogliere al suo interno i cristiani che hanno smarrito la strada verso la salvezza è sicuramente apprezzabile e buona e rispecchia il dettato evangelico, ma
chi ottiene il perdono ne deve essere degno.

Chi nega l'Olocausto di sei milioni di persone e lo riduce ad "appena" due o trecentomila vittime, nonostante le testimonianze di chi da quella prova tremenda ne è uscito vivo, si rende complice di un crimine terribile e come tale non è degno di far parte della comunità cristiana e soprattutto non è degno di vestire l'abito sacerdotale in quanto non solo offende un popolo, ma offende l'intero genere umano, che comprende credenti e non, ed offende le stesse basi della propria fede.

2 commenti:

  1. Qualcuno ha contestato il papa ... non so. Bisogna perdonare chi sbaglia ma le cose dette dal cardinale sono mostruose!

    RispondiElimina
  2. Certo, il perdono è cristiano. Ma chi viene perdonato deve meritare questo enorme dono.

    RispondiElimina